mercoledì 15 luglio 2009

l'intervento pubblicato oggi su IL MATTINO DI PADOVA

MERITO, LAICITA’, VOLONTARIATO: ecco il PD di Dario Franceschini

Il primo obiettivo del congresso del PD è quello di rilanciare un progetto credibile che lo porti nei prossimi anni alla guida del Paese e della nostra Regione. Se qualcuno usasse il confronto congressuale come conventio ad excludendum o come una resa dei conti interna condannerebbe il partito ad un inesorabile declino. Fortunatamente la tradizionale divisione tra ex-Ds ed ex-DL è stata superata, grazie ad un vero e proprio meticciato politico a sostegno dell’uno o dell’altro candidato. E’ arrivato il momento di mollare gli ormeggi, levare l’ancora e fare in modo che il partito democratico vincendo i conservatorismi (che albergano anche nel centrosinistra) incominci a navigare in mare aperto. Una navigazione che deve essere animata dal desiderio di sperimentare e di dare una risposta alle nuove sfide: la società multiculturale, lo sviluppo economico globale, il nuovo welfare e la riforma del mondo del lavoro, la promozione di diritti e doveri. In questa prospettiva merito, giustizia sociale, laicità, federalismo e green economy sono alcuni dei punti che caratterizzano la proposta di Dario Franceschini, un cattolico moderato che fin dal primo giorno della sua segreteria, si è posto in sintonia con la tradizione socialdemocratica e riformista della sinistra italiana. Un leader che vuole ricominciare da quei temi che per troppo tempo la sinistra italiana ha dimenticato. Perché preoccuparsi se insieme a Fassino, Morando, Nerozzi, Veltroni, ci sono anche Marini Rutelli e Fioroni? La loro presenza è una valore aggiunto: il progetto del PD è infatti quello di costruire un partito in cui vi sia piena cittadinanza anche per quel mondo cattolico e dell’associazionismo che vede nella dottrina sociale della Chiesa e nel Magistero una fonte di impegno sociale ed uno stimolo costante. Un partito dunque che accolga le diversità e che sia in grado di farne sintesi sulla base di quei valori comuni - giustizia sociale, equità, bene comune, solidarietà, laicità - che costituiscono il DNA dei democratici veneti. Sarebbe troppo facile affermare che nello schieramento di Bersani sono presenti alcuni autorevoli leader come Bassolino, Visco, D’Alema, figure politiche francamente poco in sintonia con l’elettorato del Nord: non credo, tuttavia, che questo gioco in stile “figurine Panini” faccia bene al confronto congressuale.
Si legge spesso che noi democratici dobbiamo dialogare di più con la gente e con gli elettori. Non sono d’accordo: il dialogo prevede almeno due soggetti e noi non siamo un corpo estraneo alla società stessa. Dobbiamo “essere società” e rappresentarla fino in fondo. Spiace che molti abbiano travisato l’idea di “vocazione maggioritaria” del partito. Chi la confonde con una mera presunzione di autosufficienza, dimostra di non aver compreso l’originalità del messaggio democratico. La vocazione maggioritaria ha a che fare prima di tutto con la capacità di “essere e rappresentare” la società. I democratici costruiranno alleanze sulla base di compatibilità ed affinità programmatiche, ma non possono e non devono appaltare pezzi di rappresentanza della società italiana a diversi soggetti politici. Accanto alla vocazione maggioritaria è necessario coniugare il bene comune ed i diritti dei singoli individui per garantire coesione sociale ed il rispetto di tutti. Anche la laicità è per Franceschini un presupposto fondamentale. Saremo un partito che dopo aver ascoltato tutte le voci ed le opinioni della propria base, decide con chiarezza e piena autonomia la propria posizione senza dover rendere conto ad altri che non siano i propri elettori, il proprio Codice Etico e la Costituzione.
Il dibattito sulla forma partito, infine, non mi appassiona: il tema è di sicuro interesse per gli addetti ai lavori, per gli studiosi, per i funzionari e per i politici di professione. Di scarso interesse per gli elettori desiderosi di scorgere il profilo identitario e programmatico dei democratici veneti. Una cosa è certa, dobbiamo superare il modello organizzativo centralista basato su funzionari e tecnici, puntando maggiormente sul coinvolgimento della base elettorale, in molte occasioni ricca di risorse e di energie inaspettate. Riscoprendo l’autonomia e la centralità dei circoli non come luogo dove si dibatte di regole astratte ma luogo di elaborazione, confronto e proposta politica. La chiave di volta è in un nuovo approccio alla politica, simile a quello del volontariato: i militanti ed i simpatizzanti dedicano energie, idee e tempo al progetto comune. Il PD del Veneto deve ripartire proprio da loro, facendo in modo che quello spirito del volontariato che ha nobilitato la nostra comunità, e che tanto ha supportato la campagna di Obama, diventi una autentica risorsa, strategica e preziosa per il partito.

Paolo Giacon

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